Per i vini bio di Lieselehof, viti resistenti Piwi e radici altoatesine
Una passione così intensa per la sacralità della Natura da portare a rispettarla in maniera convinta e appassionata, anche nel realizzare una produzione vitivinicola: la famiglia di Werner Morandell utilizza tutti i sistemi forniti dalla tradizione, dalla scienza e dall’osservazione empirica, pur di intaccare il meno possibile l’equilibrio naturale dei campi in cui coltivano le uve che diverranno poi gli ottimi vini della loro cantina Lieselehof, in quel di Caldaro, in Alto Adige.
Regime biologico certificato, applicazione dei dettami della biodinamica, utilizzo di vitigni resistenti, sono tutte pratiche che qui sono adottate da tempo, introdotte in tempi non sospetti con afflato pionieristico.
Un amore per la natura che si sposa con quello per il territorio di appartenenza, un legame dichiarato anche nel sito ufficiale: “i nostri vini ci raccontano, in segreto, da dove proveniamo, nel loro aroma e gusto si scoprono le orgogliose radici altoatesine; essi rappresentano l‘incarnazione più nobile della natura, il cui rispetto per noi del Lieselehof è alla base delle nostre azioni”.
Principi elevati e non potrebbe essere altrimenti, dato che Werner Morandell è un raffinato intellettuale, come dimostra la creazione all’interno dell’azienda di un Museo delle Viti dell’Alto Adige, nato dalla sua passione per collezionare e catalogare viti che ha portato a un “sentiero didattico delle viti con 350 diverse varietà”, dotato di appositi cartelli che “informano il visitatore sulle viti, il vitigno, il portainnesto, la sua provenienza e le varietà utilizzate per l‘incrocio (ibridazione della vite): durante la visita guidata è possibile farsi un idea del lungo passaggio che occorre dall‘incrocio dei fiori di una vite fino all‘imbottigliamento del vino”.
L’attività culturale di Werner Morandell è confluita anche in un volume intitolato Vitigni Resistenti, nel quale si racconta proprio la sua attività di “pioniere” in questo ambito, essendo lui “noto per aver avuto l’audacia di coltivare vitigni resistenti alle malattie fungine su larga scala, al fine di creare dei vini puri, naturali, senza l’uso di anticrittogamici”.
Infatti nel volume con grande convinzione “indica l’uso di sostanze pesticidi nei vigneti altoatesini come un metodo antiquato e non più attuale”.
Si parla in sostanza delle uve Piwi, le “varietà di vite resistenti alle crittogame” che hanno origine “negli incroci effettuati tra le varietà di vite da vino e le varietà di vite americane resistenti alle malattie fungine”, un “processo di selezione in atto da vari decenni” che ha portato a tali buoni risultati nelle prove di vinificazione da farne “varietà ammesse per la produzione di Vini di Qualità”, come si legge sul sito dell’associazione PIWI International fondata in Svizzera nel 1999 che “promuove lo scambio di informazioni tra istituti di ricerca, allevatori, coltivatori e produttori dei vini PIWI, in modo da consentire la diffusione delle varietà di vite resistenti ai funghi” (https://www.piwi-international.de/it/informazioni-it.html).
Una categoria enoica e un’azione di responsabilità bio-sociale fortemente sostenuta dal distributore dei vini Lieselehof, la trentina Proposta Vini, importantissima istituzione culturale privata del Paese e in assoluto la più illuminata azienda del settore.
Responsabile dell’associazione PIWI International per l’Italia è proprio Werner Morandell, il quale con la sua Lieselehof produce diversi vini da viti PIWI.
Come il Julian che deriva uve Bronner/Johanniter, dall’intenso profumo di composta di frutta a polpa bianca, con note di fiori di campo: presenta un sorso denso, materico, con un approccio abboccato e un’indole minerale.
In bocca si sviluppano ananas e yuzu, con un tocco di asprezza agrumata nel finale che conquista, così come affascina la sua opalescenza cromatica.
Da uve Bronner nasce anche il Passito Sweet Claire che nella versione Riserva è un vero trionfo di complessità, a partire da stimoli olfattivi che ricordano zagara e frutta essiccata, mentre al palato si avvertono percoche ed echi balsamici.
Viene impiegato invece il Souvignier Gris nello spumante Lieselehof Brut, metodo ancestrale dal bouquet tra l’erbaceo e il floreale, titolare di un’acidità intensa e di un buon piglio zuccherino.
Corposo, ha sentori di pera, zenzero e mandarino cinese.
Tra i vini biologici della cantina, da segnalare il Gewurztraminer con i suoi profumi floreali e una gentilezza nell’approccio che veicola un tripudio sensoriale intriso di sorbo, pera Williams, mandarino e un tocco di zenzero.
Beva scorrevolissima a dispetto del grado alcolico sostenuto.
Forte spirito minerale che conduce alla piacevolezza.
Ci siamo fatti raccontare questo mondo di sapori etici da Werner Morandell, nel video che segue.
Info: https://www.lieselehof.com/it
Distribuzione: http://www.propostavini.com/ricerca-prodotti/?q=LIESELEHOF+