Marzamemi sta morendo, uccisa dai ristoratori
Un povero borgo di pescatori che si atteggia a lussuoso centro di turismo chic senza esserlo: sta in questa tragicomica contraddizione il declino mortale di Marzamemi, un tempo piccola perla in provincia di Siracusa.
Qui la tonnara e qualche rara vecchia abitazione ancora intatta ti ricordano la lotta per la sopravvivenza ingaggiata ogni giorno con il mare. Ti aspetti a ogni passo di incontrare qualche vecchio intento a tessere le reti, o di incrociare un pescatore che venda ai passanti il frutto di una notte di fatica. Invece nulla di tutto questo. Marzamemi pullula oggi di negozietti chic e ristoranti dai prezzi che sarebbero grotteschi se non fossero invece offensivi per l’intelligenza dei consumatori.
L’umile Marzamemi, invece di essere orgogliosa delle sue origini modeste nella più nobile delle accezioni, ha voluto all’opposto rifarsi il trucco e atteggiarsi come fosse Taormina. Il risultato è risibile: il borgo oggi ha lo spirito orrendamente kitsch di certe fasulle riproduzioni di Las Vegas, come la finta Venezia a uso e consumo di miliardari sbronzi.
La peggiore espressione di questo disastro sono i ristoranti. Non ne esiste uno solo che proponga un menu sotto i 50 Euro di base. Li abbiamo girati tutti, uno per uno, leggendo ogni loro menu: in carta, una sfilza di banalità gastronomiche come neanche nei peggiori locali turistici di Venezia, ma nessuno che abbia dei prezzi decenti.
Soprattutto, nessuno che abbia costi adeguati al tenore del luogo e alla bassa proposta culinaria, a parte l’eccezione di un locale che fa effettivamente cucina di alto livello tale da rendere comprensibili certe cifre.
Allora ci chiediamo: esiste un cartello tra i ristoratori di Marzamemi? Si sono accordati per fare in modo che non si possa trovare in città nulla da mangiare a prezzi onesti? Sono tutti complici nello spennare i turisti?
Cartello o meno, il risultato è che, in un sabato di pieno agosto, tutti, ma proprio tutti i ristoranti di Marzamemi erano completamente vuoti.
Qualcuno si è giustificato dicendo che la gente al mattino va a mare, ma è una scusa che non regge. Ce lo ha dimostrato una signorina di un ristorante che ci ha letteralmente assaliti sull’uscio del locale in cui lavora per convincerci a entrare: una scena pietosa, sintomo del meritato affanno della ristorazione locale.
Non se la cavano meglio quelli che propongono menu turistici al prezzo di 25 Euro, del tutto ingiustificato dalla qualità dell’offerta. Abbiamo testimonianze di persone che hanno pagato col mal di stomaco l’avere abboccato a queste offerte.
Eppure tutti sono compatti nel tenere prezzi alti, tanto la sera Marzamemi si popola di gente che pur di non spostarsi preferisce farsi rapinare dalla ristorazione del paese.
Nessuno conferma l’esistenza di un cartello dei ristoratori, ovviamente. Ma una risposta indiretta circa l’esistenza di gravi incongruenze ci è arrivata dall’unico locale di ristorazione fuori dal coro. Si chiama Sicily. E’ un take away che fa anche un paio di piatti espressi. A prezzi giusti. Un primo a 8 Euro. Un fritto di pesce a 5 Euro. L’unico che ammetta trattarsi di pesce congelato. Qualità eccelsa in tutto ciò che propone, in testa gli strepitosi arancini di pesce.
Il gestore ci ha confidato di “stare dando fastidio” ad alcuni noti ristoratori del posto, a causa dei suoi prezzi bassi a fronte dell’alta qualità. Altro non ha voluto aggiungere, ma si poteva intuire molto di più dalla smorfia di amarezza con cui ci ha fatto la rivelazione.
Guarda caso, è proprio il suo l’unico locale pieno di clienti all’ora di pranzo di un sabato di agosto. Si fa la fila per accomodarsi a uno dei pochissimi tavoli che ha all’esterno.
Come la mettiamo allora con il fatto che la gente andrebbe al mare e per questo non frequenterebbe i ristoranti a pranzo? Non sarà invece che sono proprio i ristoratori ad allontanare i clienti con il loro comportamento?
La gente che affolla Sicily è già una risposta concreta. Perfino chi trova un futile motivo per litigare col gestore, magari a causa della calura estiva, alla fine ammette che è il luogo in cui si mangia meglio in città.
Aggiungiamo che è l’unico in cui abbiamo trovato un’umanità adeguata al luogo.
Dunque un locale di pochi metri quadrati, senza servizio al tavolo, è la più consona espressione gastronomica di tutta Marzamemi.
Con buona pace di chi vanta antiche tradizioni marinare, ma poi riempie il menu di sofisticati esercizi di supposta alta cucina che appaiono stridenti rispetto al genius loci, ammorbando le pietanze di ormai inflazionate granelle di mandorle o pistacchi, oppure con quelle erbette che fanno tanto chic.
Un velleitarismo continuo che contraddistingue ogni angolo di questo borgo ormai sfigurato.
Soltanto vent’anni fa qui c’erano ancora locali alla buona e le strade profumavano di pesce e semplicità.
Su tutto, appare mesta l’immagine di quella tonnara tradita totalmente nel suo spirito: sembra simboleggiare ormai il monumento funebre della Marzamemi che fu, uccisa lentamente da un malinteso senso della modernità turistica.
Possibile che nel borgo nessuno abbia rispetto delle vere radici del posto?
Possibile che nessuno possa o voglia proporre la cucina poverissima di un tempo, con i pesci di scarso valore commerciale ma grande ricchezza identitaria?
Parlando con qualche ristoratore del posto, abbiamo visto una smorfia di disappunto quando abbiamo chiesto di quei pescetti che si vedono sgusciare tra gli scogli attaccati al borgo: “noi non li trattiamo” ci hanno detto quasi offesi, spiegandoci come in certi locali si serva soltanto pesce ricercatissimo, di altissima qualità e quindi di equivalente alto costo.
Ovvero l’esatto opposto del pesce che si consumava nel borgo quando c’era la povertà. E quando c’era la Poesia.
Unico angolo di sincerità identitaria per cui valga la pena andare a Marzamemi è ormai Adelfio, il negozio in cui si trovano i veri prodotti di tonnara, lavorati e confezionati dalla stessa azienda in un locale attiguo. Tutto squisito, tutto che finalmente sa di mare e di lavoro dell’Uomo, senza sbracamenti.
Qui c’è la metafora finale di Marzamemi: l’idea di un mondo che ormai puoi trovare soltanto in scatola.