Le Pignole nei Colli Berici, vini vicentini da Garganega e Tai Rosso
Un attaccamento viscerale al proprio territorio, tanto che sul sito aziendale le notizie sui Colli Berici precedono quelle sui vini e l’attività commerciale: giusto a sottolineare l’afflato identitario che anima la cantina Le Pignole, adagiata sulle colline calcaree nella zona di Brendola, a sud-ovest di Vicenza.
Qui “la coltura della vite ha origini antiche quanto la presenza dell’uomo”, come riportato da Veneto.eu, per il quale i Colli Berici “si presentano oggi come il cuore verde del Veneto”, grazie a “un ambiente rurale di straordinaria bellezza dove la natura sa stupire con i suoi paesaggi, offrendo angoli ancora poco noti e incontaminati”.
Un contesto paesaggistico di tale pregio merita rispetto e Le Pignole lo tributa lavorando i vigneti “nel rispetto della natura e del consumatore”: ne deriva che “alle vigne diamo solo il nutrimento necessario per produrre uva di qualità, attraverso concimi naturali provenienti dai nostri allevamenti, a discapito della quantità”.
Un lavoro svolto in una dimensione familiare “con l’aiuto di un dipendente e un bravissimo enologo”, al fine di “produrre ottimi vini in piena autonomia”.
I tre ettari di vigneto producono “le uve tipiche del territorio Garganega e Tai Rosso ma anche le internazionali Carmenere e Cabernet”, raccolte manualmente e lavorate in giornata con metodi in grado di dare vita a “vini naturali”.
Viste le dichiarazioni d’intenti della cantina, inneggianti ai valori e alle radici del territorio, abbiamo deciso di occuparci dei suoi vini ricavati da uve autoctone.
Siamo partiti da quelli che scaturiscono dalla Garganega.
Come il Solara con il suo bouquet di mela verde che in bocca si traduce in un approccio erbaceo amaricante, tra erbe officinali e camomilla, con innesto di papaya e albicocca. La beva è austera, animata da sentori spiazzanti, per un vino obliquo e affascinante.
Il Sisàra invece ha profumi floreali lievissimi in cui si riconosce il gelsomino, mentre in bocca è intensamente sapido e ricco di complessità, proponendo ananas, avocado e zenzero. Bevibilità gradevole ma da gestire con attenzione verso i particolari.
Notevole anche la spumantizzazione dell’uva Garganega, nel Brut Don Mario, metodo Martinotti dal cromatismo opalescente che stupisce con il profumo di melone e un sorso pastoso che assembla una tenue acidità con un carattere dolce che va a rivelarsi tra cedro candito, albicocca e yuzu. Beva piena e soddisfacente, per una bollicina da associare a piatti intensi.
L’uva a bacca rossa per eccellenza da queste parti è il Tai Rosso.
Amatio lo propone in rosato con un bouquet speziato dagli accenni di idrocarburo, mentre al gusto spiccano l’acidità e una certa verve zuccherina, con una notevole freschezza che si unisce alla leggerezza tanto del corpo che del grado alcolico (12,5%). Si individuano fragola, ciliegia, papaya e una nota linfatica. Beva facile ma non banale.
Il Torengo al naso esprime fogliame e sottobosco, ma nella degustazione esplodono la fragola Candonga, l’amarena, il Rooibos e le spezie africane. Ha un tocco minerale che rende vivo il sorso, a sua volta denso e masticabile, irresistibilmente suadente. Finale abboccato per chiudere in trionfo.
Anche in questo caso si può godere di una convincente spumantizzazione del vitigno, con il Tai Rosso Extra Dry Rosa dei Berici, sempre un metodo Martinotti che svolge perfettamente il compito di esaltare le note fruttate già avvertite nelle versioni ferme, approfondendo le note di sottobosco, creando una bevibilità molto golosa.
Abbiamo voluto riassumere le qualità della cantina e dei suoi prodotti con Paolo Rodella, nel video sottostante.
Info: https://www.lepignole.it/
Distribuzione: http://www.propostavini.com/ricerca-prodotti/?q=le+pignole