In Basilicata, scoperta e coltivazione di altri quaranta vitigni storici
Gerardo Giuratrabocchetti, figura di spicco dell’enologia italiana con le sue Cantine del Notaio di Rionero in Vulture in provincia di Potenza, non sapeva ancora cosa avrebbe scoperto, quando si è messo alla ricerca di viti più funzionali per resistere ai rigori e alle irregolarità meteorologiche di questo lembo di Basilicata.
Man mano che visitava un gran numero di vigneti, individuava tipologie di viti differenti da quelle comunemente conosciute. Ha così avviato delle ricerche insieme all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, dalle quali è emerso che effettivamente un tempo esistevano un centinaio di vitigni lucani autoctoni, come riportato da qualche testo di inizio ’900.
La ricerca stimolata da Giuratrabocchetti ha condotto all’individuazione di una quarantina di vitigni lucani ancora presenti, messi in coltura nei territori dei comuni di Maschito e Ripacandida.
A tale opera di recupero del germoplasma lucano si è aggiunta la collaborazione di strutture operative della Regione Basilicata (come A.L.S.I.A., Agenzia Lucana per lo Sviluppo in Agricoltura) e di Istituti di Ricerca e Universitari, nonché la partecipazione di altre due aziende vitivinicole, una materana e un’altra della Val d’Agri.
I vitigni, una volta pronti, saranno omologati e iscritti nel registro delle varietà.
Il primo frutto edibile del progetto è il Guarnaccino, uva che potrebbe avere lontanissime parentele con varietà bordolesi, presente in suolo lucano da tempi remoti. A vinificarlo con esiti entusiasmanti è la 600Grotte di Chiaromonte (PZ), con il Recepit Rosso e la versione Rosato (http://www.600grotte.it/il-vitigno-guarnaccino/).
Abbiamo chiesto a Gerardo Giuratrabocchetti di ricostruire davanti alla nostra telecamera le fasi di questa importante scoperta e la conseguente opera di tutela e valorizzazione.
Info: http://www.cantinedelnotaio.it/it/page/?s=9#La-sperimentazione