I vini di Cantine Crosio, dal Canavese in Piemonte tutte le sfumature dell’autoctono Erbaluce

Quando un viticoltore sensibile si trova a operare in un territorio che ha eletto una singola varietà di uva a propria sineddoche non può che dedicare a essa tutti i propri sforzi, curandola e valorizzandola al massimo ma anche spingendosi a scoprirne tutte le potenzialità organolettiche, traducendola così in tante sfumature del gusto, tutte clamorose: il vitigno in questione è quell’Erbaluce che illumina il Canavese grazie anche all’operato di una realtà esemplare come Cantine Crosio, modello di gestione virtuosa e appassionata.

Il distributore Proposta Vini ne ha sposato il progetto e spiega che “il Canavese è un’area del Piemonte occidentale ai piedi delle Alpi: nei secoli è stata selezionata un’intrigante varietà autoctona bianca piemontese: l’Erbaluce”.

Poi il distributore trentino, dimostrando ancora una volta perché lo definiamo con convinzione alla stregua di un’entità culturale, tira fuori la figura immensa e commovente di Adriano Olivetti, definito giustamente “uno dei più visionari ed illuminati imprenditori del XX secolo”, il quale “immaginava un’azienda non solo rivolta alla creazione di profitti ma anche e soprattutto aperta al bello ed al territorio”, tanto che – condividiamo – sarebbe stato “sicuramente orgoglioso di vedere l’entusiasmo di Roberto Crosio: giovane produttore di Erbaluce”…

… “oggi accompagnato da Monica, è un custode attento e preciso di quest’area e valorizza i propri paesaggi viticoli con un’attenzione particolare alla salvaguardia della pergola canavesana”.

Lo stesso Crosio spiega che “la mia terra è Caluso, paese tradizionalmente dedito alla produzione di Erbaluce e su queste colline crescono tutti i miei vigneti”…

… aggiungendo che ci troviamo in una “zona ai piedi della Valle d’Aosta e a nord-est di Torino ma soprattutto a 20 km da Ivrea, città patrimonio Unesco”, la patria di Olivetti, appunto…

… mentre “l’Anfiteatro Morenico di Ivrea, che si trova proprio in quest’area è un rilievo di origine glaciale formatosi in seguito allo scioglimento e retrocessione dei ghiacciai del Monte Rosa”.

Aggiunge che “il terreno dove coltivo i miei vigneti dunque è di origine morenica e si definisce franco sabbioso; è ricco di ciottoli e detriti minerali con una piccola percentuale, a seconda della zona, di limo ed argilla con un PH di 5,6 e quindi particolarmente acido”…

… mentre “la vicinanza delle montagne, oltre a regalare uno spettacolo naturale meraviglioso, influisce sensibilmente sul clima rendendolo più fresco e generalmente ricco di precipitazioni piovose; tutti questi fattori rendono unico il vino prodotto sulle colline moreniche distinguendosi per la buona acidità, sapidità e mineralità”.

L’avventura di Crosio inizia nel 2000 con un vigneto regalato dai suoi genitori, noti ristoratori con il loro locale Gardenia che si trova sempre a Caluso.
La cantina oggi si distingue anche per l’attenzione verso la natura: “per la difesa dalle malattie nel vigneto seguo la lotta integrata con l’impiego di prodotti di origine prevalentemente naturale come alghe, oli essenziali, rame e zolfo; non utilizzo diserbanti”, infatti “il lavoro in vigna, soprattutto manuale è per me fondamentale; le costanti cure ed attenzioni insieme ad una grande passione ed un duro lavoro conferiscono ai miei vini un gusto unico ed un giusto equilibrio”.

Passando alla degustazione, il Primavite fissa i cardini dell’Erbaluce di Caluso, partendo da freschezza e mineralità insieme a moderata acidità.
Classici i descrittori che al naso portano fiori rigogliosi punteggiati da note litiche, mentre in bocca si avvertono echi di ananas, mela, pesca e melone.
Un vino che ghermisce e trasporta in un paradiso contadino.

Erb=Mc2 invece punta a mostrare tutta la profonda complessità dell’Erbaluce di Caluso presentandosi come un Macerato creato con “pigiadiraspatura delle uve e aggiunta del 10% circa di uva intera con raspi, fermentazione in acciaio per 1 mese sulle bucce, senza follature, a temperatura controllata di 15°C”, quindi “in botti di legno di acacia da 300 litri per 12 mesi con batonnage, imbottigliamento l’anno seguente” e conseguente “affinamento in bottiglia per minimo 18 mesi”.
Ne scaturiscono magnifici profumi che mettono insieme frutta esotica e sensazioni di panificazione.
Il palato a sua volta avverte albicocca, fico dottato, arancia vaniglia, nocciola tostata e cedro candito.
Materico, avvolgente, attraverso la macerazione porta in bocca la dolcezza e i doni del tempo, con lo sfizio di una leggera torbatura.
Finale monumentale che lascia il segno.

Atteso dalla prova delle bollicine, l’Erbaluce non delude, tanto che il nome del metodo classico Incanto finisce con l’apparire quasi tautologico, irretendo con un bouquet agrumato che lascia spazio all’azione olfattiva dei lieviti.
Al palato si rivelano mela, limone, cardamomo, con un finale in cui spicca la frutta secca.
Si esprime attraverso la morbidezza, manifestando rara finezza.

L’Incanto 80 alza il tiro con una “rifermentazione in bottiglia per la presa di spuma con successivo affinamento sui lieviti di 80 mesi, dégorgement al termine dell’affinamento e ricolmatura con lo stesso vino”, tanto da essere “prodotto solamente nelle annate ritenute migliori”.
Il bouquet è pieno e rotondo nell’esprimere frutta matura e fiori di campo, mentre il gusto è un vortice di papaya, pera Williams, albicocca essiccata, pompìa candita e un tocco di ruta.
L’acidità intensa stimola la beva mentre il corpo vigoroso viene appena mosso da bolle rarefatte.
L’ossigenazione ne alimenta lo spessore e con esso cresce l’imponenza di uno spumante capace di prestarsi alla meditazione.

Molto attesa a questo punto la prova del Caluso Passito, chiamato Eva d’Or, frutto di “appassimento dei grappoli in fruttaio per circa 4 mesi, pigiadiraspatura e pressatura delle uve con successiva decantazione del mosto”, quindi “affinamento in legno da 300/500 lt per 36 mesi” poi altri due mesi almeno in bottiglia.
Tanta attesa produce al naso agrumi canditi e in bocca l’immediato impatto potente del miele di cisto, seguito da clementina, pesca sciroppata, caramella di carruba, fino a un suggestivo richiamo ai fortificati spagnoli.
La sua dolcezza esplosiva diventa vettore di ricchezza aromatica, con frutta matura in rilievo e cenni di fiori eduli.
Pure lo sguardo ne rimane rapito, grazie allo splendido cromatismo dorato giottesco.
Finale delicato e seducente.

Crosio si è messo alla prova anche con un’altra gloria del posto, la versione Canavese del Nebbiolo, tradotta nel Gemini che brilla per il suo eccezionale bouquet speziato su base di muschio, continuando a incantare con sapori di mora di rovo, mirtillo, Ramassin in confettura e amarena candita.
Già l’approccio è da favola, così tannico e zuccherino, per poi sviluppare una beva equilibrata e armonica.
Sorso elegante e carezzevole.
La sua raffinatezza pretende grazia anche negli abbinamenti, richiamando carni rosse dalle cotture lente o al forno, insieme a verdure saporite come per esempio il peperone di Carmagnola.

Possiamo cogliere l’emozione per la conduzione di questo progetto direttamente dalle parole di Roberto Crosio nel video che segue.
Info: https://www.robertocrosio.it/it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/roberto-crosio/