Gli straordinari Trento Doc della cantina Albino Armani in Trentino

Anni di lavoro attento e indefesso per tradurre la spumantistica in espressione identitaria, cercando di cogliere l’essenza di un territorio vocato del Trentino e trasferirla in bollicine di purezza rara come la loro personalità, con uno sguardo rivolto ai valori enoici perenni contigui alla montagna e un amore particolare per il non dosato…

… nascono con questi presupposi i magnifici Trento Doc della secolare cantina familiare Albino Armani che così anche in Trentino perpetua il suo lavoro di tutela e valorizzazione del patrimonio vitivinicolo del Nord Est del Paese, sempre alla ricerca dell’autenticità.

Istanze sottolineate dal distributore Proposta Vini, anch’esso trentino, il quale spiega come “l’azienda prende il nome dall’attuale proprietario e dal nonno omonimo, una famiglia che si è dedicata alla vite per centinaia d’anni nella Valle dell’Adige, terra di confine di grande fascino”…

… aggiungendo che “il legame con la montagna e la sintonia con la sua gente sono sempre stati per Albino stimolo a crescere e a mantenere un nesso forte col passato”.
“Uve del passato e il recupero delle nostre memorie sono la mia modernità”, dice Armani “guardando ai suoi paesaggi vitati”.

La base del lavoro sulle bollicine trentine è il Trentodoc Brut prodotto con uve di Chardonnay coltivate tra i 400 e i 600 metri con il tradizionale sistema della pergola trentina e il guyot su terreni magri e ricchi di scheletro, sui quali avviene una vendemmia che prevede la raccolta manuale, mentre la filosofia è quella di “produzioni contenute in equilibrio con l’ambiente montano”.

Per la vinificazione viene preparata la cuvée in primavera, quindi “si procede al tiraggio: le bottiglie riposano sui lieviti per almeno 24 mesi prima della sboccatura”.

Ne derivano un bouquet floreale e sapori di limone, ananas, yuzu, pera, con un cenno di crema pasticcera.
Il sorso parte da uno spunto agrumato prima che prenda il sopravvento un’irresistibile nota zuccherina.
L’intensa acidità lo rende ghiotto, fino una conclusione segnata dalla freschezza.
Strepitoso su cruditè soprattutto ittiche e pesce marinato.

Monumentale per complessità e impatto organolettico il Trento Dosaggio Zero Clé da uve di montagna di Chardonnay e Pinot Nero allevate a spalliera con potatura a guyot e pergoletta trentina.
Accuratissima la vendemmia manuale in piccole casse da metà a fine settembre.

Per le fasi di maturazione e affinamento “in primavera si procede al tiraggio, quando, in seguito all’aggiunta di lievito e zuccheri, il vino rifermenta diventando spumante: le bottiglie riposano per almeno 48 mesi prima della sboccatura seguita dalla tappatura con il classico tappo a fungo per poi essere messe sul mercato”.

Il bouquet è decisamente agrumato, mentre al palato si ritrovano cedro, susina gialla, nespola, avocado e mandarino.
Spicca pure qui l’acidità mentre si afferma maggiormente una fibrillante mineralità.
Il perlage vibrante rende entusiasmante la beva, la quale sfodera un sorso denso e aromatico, quasi cremoso, incoronato da una spuma esuberante.
Finale lungo e persistente tra cenni di dolcezza suadente.

Puntuale l’approfondita analisi di questi spumanti da parte di Federico Armani, nel video sottostante.
Info: https://www.albinoarmani.com/trentino-alto-adige/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/prodotti/scheda/trento-doc-brut-mc-sitnarmbrb/
Catalogo Bollicine: https://www.propostavini.com/cataloghi/catalogo-bollicine-2025/