Hostaria Antica Roma, il menu con ricette millenarie dei Romani creato dal colto Paolo Magnanimi

Una delle esperienze di più alto livello intellettuale legate alla gastronomia, una vera e propria attività culturale di elevato profilo che si svolge sull’Appia Antica, in un magnifico giardino immerso in un’area archeologica dove si trova l’Hostaria Antica Roma…

… nella quale gustare gli autentici piatti degli antichi Romani preparati come due millenni or sono…

… grazie al titolare Paolo Magnanimi che ha condotto serissimi studi su volumi di quel tempo dei primi esperti del settore quali Apicio e Columella, oltre ad avere accompagnato in diverse ricerche la studiosa Eugenia Salza Prina Ricotti.

La profonda opera di erudizione di Magnanimi ha condotto al recupero e alla riproposta di ricette degli antichi Romani riunite in una degustazione che ti accoglie con il Panis Quadratus tipico dell’antica Roma.

Si passa poi al Gustum, antipasti che si aprono magnificamente con il Moretum di Virgilio, quasi una crema casearia compatta e cremosa composta da pecorino, aglio, coriandolo e sedano, la cui freschezza balsamica dal forte impatto aromatico teso all’umami potrebbe ricordare il tzatziki.

Pura golosità con il paté di olive chiamato Epityrium…

… e il suadente formaggio fresco alle erbe di Columella…

… mentre è di sconvolgente bontà il Prosciutto in crosta di pane e miele.

La cosiddetta Mensa Prima riguarda i piatti principali e inizia con la suggestiva Patina cotidiana ritenuta l’antenata della lasagna, meno opulenta di quella odierna, anche perché in bianco, ma proprio per questo maggiormente originale organoletticamente.

Seguono Isicia Omentata, ghiotte quanto spiazzanti Polpette di maiale in salsa d’uva…

… quindi il succulento Pollo oxizomum presentato a pezzi condito con porri, olio, aceto e quella salsa Garum a base di interiora di pesce assimilata oggi alla colatura di alici.

Chiusura con la Mensa Secunda che sarebbero i dolci, come l’ottima Tyropatina somigliante a un’ancestrale versione di crème caramel con latte, uova, miele e un sublime tocco di pepe nero.

Fino al capolavoro filologico della cassata di Oplontis, dal nome dell’antica area di Pompei sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e oggi identificata con Torre Annunziata (Na)…

… dove Magnanimi in una visita alla sopravvissuta villa di Poppea Sabina, seconda moglie di Nerone, rimase folgorato da un affresco in cui era dipinto un dolce presumibilmente di ricotta avvolto da una fascia di glassa rossa, decidendo di ricrearlo e proporlo nel suo locale: emozione pura.

Si tratta della più profonda iniziativa colta della ristorazione cittadina, imperdibile per chi voglia vivere Roma nel suo cuore più profondo ricordandone le radici identitarie e mantenendone la memoria più nobile.
Info: https://hostarianticaroma.it/