Michela Baldessari, vini dalla Collina di Trento come ode alla bellezza di un territorio

Trasmette un entusiasmo contagioso Michela Baldessari mentre con occhi che brillano di passione ti magnifica la bellezza folgorante dei suoi vigneti, commossa dalla struggente armonia con la natura circostante della collina di Trento, a un passo dalla sindrome di Stendhal nell’ammirarla con rapimento, ma impetuosa nell’esprimere la gioia di un ambiente capace di tradursi in vino dalla potente ispirazione…

… sono passati dieci anni da quando abbiamo pubblicato la scoperta di questa realtà sottolineando lo spirito poetico delle intenzioni e l’autenticità dei suoi esiti da bere (https://www.storienogastronomiche.it/baldessari-vino-poetico/), ma in questo nostro ritorno di fiamma troviamo una cantina condotta con ancora maggiore consapevolezza, quella di una sfida vinta in ogni ambito valoriale, all’insegna di un sorriso travolgente come i nettari prodotti.

E dopo questo decennio troviamo ancora a fianco di Michela il distributore Proposta Vini che accende la sua sempre viva vena lirica nel descrivere tale realtà: “appena fuori dal centro storico di Trento, sotto lo sguardo vigile del monte Chegul sorge la cantina Baldessari”…

… “Michela, degna figlia di Giuseppe, caparbia e determinata segue le orme del padre sui temi legati al rispetto dell’ambiente, in una logica di custodia del paesaggio vitivinicolo caratterizzante quest’area sopra la città di Trento”…

… “Michela con dedizione cura i propri vigneti guardando alle generazioni che verranno, dove la fertilità dei suoli e la biodiversità sono la preziosa eredità che vuole lasciare al futuro; in cantina, ne segue una coerenza stilistica che rispecchia totalmente scelte produttive, ma anche esistenziali”.

Diversi i progetti di Proposta Vini in cui sono inseriti i vini di Baldessari, a partire proprio da quello chiamato La collina di Trento (https://www.propostavini.com/i-nostri-progetti/la-collina-di-trento/), presentato ancora una volta da parole che pennellano emozioni: “un pendio delle meraviglie, è questa collina, abitata da millenni, come testimoniano i siti preistorici di Gaban e Madonna Bianca e coltivata ancor prima dell’arrivo dei romani, la protagonista del nostro progetto; una scalinata naturale che collega i monti alla città, ubicata sulla sinistra della Valle dell’Adige, all’imbocco della Valle della Fersina e ben riconoscibile alle pendici del Calisio, del Celva e della Marzola”.

Prosegue così la descrizione di questo “meraviglioso saliscendi di vitigni storici da cui nascono vini eccellenti”: “pare un teatro antico con la cavea sui pendii e l’orchestra perfettamente collocata sul Doss Trent, focalizzata nel bianco monumento dedicato a Cesare Battisti” che definì il Campo Rotaliano “il più bel giardino vitato d’Europa”.

Ed eccoli i vini inseriti in questo progetto, a partire dal Pinot Grigio con il suo bouquet di frutta a polpa bianca matura con un cenno floreale che al palato manifesta limone, susina gialla, nespola, alchechengi e mandarino.
Intensamente minerale, dal sorso denso quasi carnoso, irretisce con l’incedere di una beva capace di diventare sempre più golosa da un istante all’altro.
Finale segnato da una deliziosa freschezza agrumata.
Il carattere forte chiama piatti all’altezza, come le carni bianche.

Il rosso collinare è invece il Teroldego Peterle che poco fuori dalla sua zona d’elezione muta peculiarità, proponendosi maggiormente fruttato anche all’olfatto dove però intervengono pure cuoio e sottobosco, mentre in bocca scorrono lampone, ribes rosso, barbabietola e cioccolato.
Il nerbo c’è ma non abbandona mai la linea dettata da un’aurea raffinatezza.

Avvincenti gli esiti delle bollicine.
Il Dosaggio Zero Nativus è un metodo classico di Chardonnay in cui all’eliminazione del residuo di lievito di rifermentazione non viene aggiunto liqueur de expedition, mentre “per una stessa partita non viene fatta una unica sboccatura, ma in base alle necessità di cantina si procede con sboccature in tempi diversi, da qui la permanenza sui lieviti varia”.
E sono proprio i lieviti a farsi sentire al naso accompagnati da cenni di crema pasticcera.
I sapori invece partono da un approccio di frutta candita che si precisa poi in mango, fico, albicocca essiccata, cedro, tè giallo e pera Madernassa cotta.
Sorso cremoso che trasmette la densità della maturazione del vino.
Finale soavemente abboccato che evoca passitura e meditazione.

Il Dosaggio Zero Rosé Nativus a sua volta nasce da un blend di Chardonnay e Pinot Nero che colpisce subito con un bouquet di fragola dalla vibrante freschezza, deponendo al gusto omaggi di lampone, papaya, confettura di albicocca, pesca sciroppata e dulce de membrillo.
Sapido, ghiotto, semplicemente irresistibile con quel sorso quasi da masticare, procede tumultuoso sulla spinta degli aromi, giungendo a un finale acceso dall’intenzione zuccherina.

E’ protagonista di un’importantissima azione di recupero storico e valorizzazione culturale invece il Portoghese Lusitano che Proposta Vini ha inserito nel progetto Vini dell’Angelo (https://www.propostavini.com/i-nostri-progetti/vini-dellangelo/)…

… il quale “recupera e colleziona le varietà d’uva presenti in Trentino fino alla fine della Grande Guerra, ne promuove la coltivazione, la vinificazione e la commercializzazione”.

Dal libretto del progetto si apprende che il Portoghese “era uno dei vitigni della Mitteleuropa: all’interno di quelli che erano i confini dell’Impero austroungarico è ancora molto presente; l’omonimo vino che si produce ancor oggi non manca mai nelle carte vini ungheresi, austriache, ceke e slovacche: la sua precoce maturazione permette la coltivazione a elevate altitudini dove le altre uve a bacca rossa non maturano”.

Incanta già il dato cromatico, un granato lucente che dialoga con indaco e riflessi violacei, seduzione proseguita al naso da composta di prugna e al palato grazie all’apporto di corbezzolo, bacche di goji, mirtillo, susina di Dro ed echi di karkadè.
Fin dall’approccio sorprende per il vigore dell’acidità, chiaro richiamo al vino agreste d’una volta (apparentemente) semplice e (chiaramente) fluente, quindi rispettoso dell’afflato universale che dovrebbe avere una beva ecumenica.
Il frutto è fresco e di immensa gradevolezza, il corpo appare esile e gentile, per un vino che si impadronisce delle sensazioni del degustatore e lo conquista con dolcezza.
Finale pulito e cordiale come il saluto affettuoso di un contadino.

Arrivano dal vigneto di Borino, frazione di Povo, le uve di Pinot Nero del Picchio Verde che esplode al naso con tutta la forza incantevole dei frutti di bosco, così come il palato cede alle lusinghe di mora di rovo, mirtillo, marasca, mostarda di fichi e ciliegia candita.
Il corpo fine e sottile si associa al garbo nella spinta alla meravigliosa scorrevolezza del sorso, il cui sprint è conferito da una sublime nota zuccherina sulla quale si innesta uno stuzzicante cenno di pepe nero intinto nella mineralità.
Finale leggero e sognante sulle ali delle spezie.

Per avere prova di quanta competenza e amore siano profusi in questa attività, basta ascoltare le parole di Michela Baldessari nel video seguente.
Info e Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/baldessari-michela/