Palladio Museum a Vicenza, racconto multimediale dell’architettura tra vita e opere di un genio

Un gioiello espositivo di intelligenza e sensibilità rare come la sua grande capacità di rendere accessibile sul piano cognitivo e universale su quello divulgativo una materia di alto profilo intellettuale come l’architettura, utilizzando con raffinatezza le tecnologie ed esaltando nel migliore dei modi la densa ed entusiasmante materia narrativa fornita da un talento irripetibile: è il Palladio Museum, la cui eccezionale personalità trova sede adeguata nello splendido Palazzo Barbarano in Contrà Porti 11 a Vicenza.

Parliamo di una struttura di affascinante complessità che si definisce un museo-laboratorio “in cui accanto alle opere d’arte sono in mostra gli studiosi che le raccontano”…

… tecnologicamente sempre in movimento grazie alla possibilità di “cambiare ogni anno il software, cioè i contenuti, seguendo il procedere degli studi e delle ricerche”…

… assumendosi il compito di lanciare la sfida intellettuale di “portare i saperi specialistici fuori dalla torre d’avorio e comunicarli al largo pubblico”, al fine di “raccontare l’architettura ai non architetti, narrando non una storia di edifici ma di uomini che li hanno concepiti, realizzati e comunicati, mettendo in mostra gli strumenti del veicolo di questo pensiero, i disegni di architettura, insieme a modelli, fotografie, video”.

E’ la composita sostanza del Palladio Museum in cui “gli studiosi raccolti nel Centro Palladiano raccontano ad un largo pubblico le proprie ricerche nel mentre si stanno svolgendo; in particolare – ma non esclusivamente – quelle su Andrea Palladio”.
Tutto questo sotto l’egida del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio “fondato a Vicenza nel 1958 per volontà degli Enti pubblici locali, riunendo alcuni dei più grandi studiosi dell’epoca” con l’obiettivo di “creare un centro di ricerca sulla storia dell’architettura dove la comunità internazionale degli studiosi potesse riunirsi e lavorare insieme”.

Il progetto curatoriale e di allestimento sono invece stati messi a punto “sperimentando nuove modalità curatoriali dall’architetto Alessandro Scandurra, responsabile poi anche del disegno di grafica e allestimento, da Howard Burns e Guido Beltramini, rispettivamente presidente del Consiglio Scientifico e direttore del Centro Palladiano”, lavorando “sulle modalità di comunicazione delle profondità della ricerca ad un pubblico vasto”.

Un tempio del sapere democratico che elegge a proprio nume tutelare Andrea Palladio, genio cinquecentesco da sempre sineddoche dell’architetto in tutte le sue declinazioni, dall’attività pratica a quella teorica passando per la scenografia, le cui opere godono ancora oggi di meritata immensa fortuna e considerazione, tanto da aver dato vita a un sito ritenuto Patrimonio dell’umanità dall’Unesco significativamente chiamato Città di Vicenza e le ville palladiane del Veneto, mentre il suo stile riconoscibile dalla vibrante potenza iconica ha fatto coniare il termine palladianesimo per indicare un mondo estetico di rara influenza.

Il museo omaggia Palladio anche con preziosi reperti, come “i fogli originali dove tracciò i propri progetti: fogli conservati a Londra da quasi quattrocento anni che ritornano progressivamente in Italia per essere studiati ed esposti grazie ad un accordo con il Royal Institute of British Architects che ne detiene la proprietà”.

Raccogliendo in pieno lo stimolo ad ampliare l’accessibilità cognitiva proveniente dall’ICOM (International Council of Museums), il museo si distingue per l’esemplare chiarezza dei dispositivi pedagogici, a partire da pannelli contraddistinti da testi in cui la sintesi non intacca il rigore scientifico…

… aggiungendo il contributo di disegni esplicativi capaci di trasportare l’osservatore nella comprensione anche dei dettagli più tecnici…

… e di un’infografica che razionalizza i passaggi di maggiore impegno epistemologico rendendoli assimilabili a qualsiasi tipo di visitatore, con l’ausilio del ricorso alle forme geometriche e a particolari stilizzati…

… senza dimenticare il contributo dei curatissimi materiali audiovisivi induttivi…

… soprattutto quando assumono la forma di schede ben articolate e dal brillante impianto razionale…

… quindi l’apporto fondamentale di modelli in scala proposti anche in sezione, modalità illuminante per cogliere il lavoro sui volumi e lo studio delle proporzioni…

… e l’efficacia didattica di filmati che riescono anche ad assumere connotati spettacolari grazie all’ambiente scenografico che li incornicia e alla monumentalità della dimensione dello schermo.

Tutto questo in un contesto di rara grazia come palazzo Barbarano, a sua volta “un’opera originale di Palladio”, oltre a essere l’unico edifico “che egli riuscì a vedere concluso e a controllarne l’esecuzione e gli apparati decorativi”…

… da qui l’arguta osservazione per la quale “il palazzo stesso è la prima opera esposta nel Palladio Museum, visitabile in tutte le sue parti significative, con una messa in scena anche emotivamente coinvolgente”…

… valorizzata pure dalla possibilità di “uscire dal portone posteriore e guardare il possente muro medievale della residenza dei Barbarano modificata da Palladio e più in generale guardare al palazzo con occhi nuovi grazie ad una serie di annotazioni disposte nei punti chiave dell’edificio”.

Per tutte queste ragioni la visita al Palladio Museum rappresenta una delle esperienze culturali più singolari che si possano vivere, la cui originalità vale decisamente il viaggio, anche per la straordinaria possibilità di immergersi in un tema dal quale siamo avvolti nella nostra quotidianità ma sul quale raramente ci si sofferma a riflettere, senza trascurare la lezione morale dell’esposizione che in tempi di Intelligenza Artificiale rimette al centro il valore inestimabile dell’ingegno umano, categoria rappresentata ai massimi livelli proprio da Andrea Palladio.
Info: https://www.palladiomuseum.org/it/