Tsarapi di Nagdi Marani, versione atavica di Medea di uve Rkatsiteli vinificate in anfora in Georgia

Osservando l’etichetta della bottiglia salta subito allo sguardo quella definizione “amber wine”, tautologico riferimento allo spettacolare colore dell’ambra di cui è intriso tale nettare, semanticamente meno abusato e decisamente più elegante della modaiola classificazione di orange wine…

… un riferimento all’ambra che apre tanti collegamenti culturali identitari con il Paese di produzione, la Georgia, a partire dal cromatismo endogeno dell’arenaria utilizzata per la costruzione della chiesa oggi diroccata all’interno dell’antico insediamento di Gogichaant Ghele noto anche come Nadikrebi, passando per la tinta del tipico miele di tiglio simbolo della biodiversità floreale della nazione e per quella sfumatura che gli amanti della natura giurano di ravvisare tra i riflessi di luce adagiati sulle montagne caucasiche, senza dimenticare la sovrapposizione leggendaria tra la via dell’Ambra e quella degli Argonauti che in Colchide (antica denominazione dell’area) vennero a cercare il vello d’oro, fino al tono visivo che permea il fondo della commovente Icona della Vergine Maria di Tsilkani del IX secolo esposta nel Museo di belle arti Shalva Amiranashvili di Tbilisi…

(https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/9c/Tsilkani_icon_of_Virgin_Mary_%28Art_Museum_of_Georgia%29.jpg)
… tutti elementi di storytelling dai quali si trae conferma dell’immenso concreto fascino tutto umano emanato da questa nazione oggi celebrata per la resistenza della sua vitivinicoltura alle ingiurie della modernità omologante, come accade proprio per il vino Tsarapi di Nagdi Marani di cui parliamo qui, versione atavica di uve Rkatsiteli.

Parlando del suo produttore, Natural Wine Georgia racconta come “nascosta tra le affascinanti colline della regione di Kakheti si trova la piccola e affascinante cantina Nagdi Marani, un gioiello incastonato nella fertile microzona di Tsarapi, rinomata per le sue uve Rkatsiteli di eccellenza”.
A guidarla è la “donna viticoltrice e madre” Medea Kharashvili, così “tenace e appassionata” che “custodisce non solo il vino, ma anche i ricordi e l’anima della sua famiglia”.

Il vino Tsarapi che produce con l’antico metodo Qvevri “incarna la fusione di tradizione e innovazione: sigillato per tre anni in grandi giare di terracotta, il vino matura insieme a bucce d’uva che Medea gestisce in modo magistrale, come se fossero sussurri degli antenati racchiusi in ogni goccia di questo vino; questo processo dona al vino quel carattere unico e indimenticabile che solo il tempo e la dedizione possono forgiare”.

L’eroica Medea “parla del suo vino con un fervore quasi religioso, sottolineando come ogni bottiglia sia un altarino dedicato alla memoria del marito e alla sacralità della famiglia: per lei, il Tsarapi non è semplicemente un vino, ma un legame tangibile con il passato e un simbolo di speranza per il futuro”.

Le uve impiegate sono quelle di Rkatsiteli di Tsarapi coltivate a un’altitudine di circa 350-550 m/slm. sulle “dolci colline” della regione Kakheti.

In Italia a sostenerne la distribuzione e pertanto la divulgazione culturale è Proposta Vini che ha inserito lo Tsarapi di Nagdi Marani nel progetto Dinamiche Interpretazioni, il quale “segnala sperimentazioni e intuizioni di alcuni produttori che, in vigna e in cantina, recuperano antiche pratiche agricole e di vinificazione oppure che intraprendono strade innovative con l’intento di coltivare la vite in maniera rispettosa dell’ambiente e, di conseguenza, produrre vini più salubri” (https://www.propostavini.com/i-nostri-progetti/dinamiche-interpretazioni/).

I profumi sono evocativi come le radici di questo vino, infatti riportano al presente memorie olfattive legate alla mostarda di fichi, con un cenno di dulce de leche.
In bocca esibisce con consapevolezza la potenza di una lunga sedimentazione aromatica, innanzi alla quale si staglia la figura determinante di un’acidità capace di tenere ogni spinta sensoriale sotto un prodigioso controllo, riconducendo così la beva a un’irresistibile empatia con il degustatore.
Intanto il palato riconosce arancia rossa, azzeruolo, albicocca essiccata, cotognata, tè Pu-erh, papaya candita, genziana e carruba.
Corpo che evidenzia eleganza pur indossando un abito imponente.
Nel finale emerge una favolosa nota torbata, mentre la beva si indirizza sulla meditazione.
Da provare con formaggi molto stagionati.

Forte l’esigenza di un approfondimento del portato storico ed enoico di questo vino: viene incontro a questa esigenza l’esperto Stefano Corghi nel video che segue.
Info: https://www.naturalwine.ge/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/nagdi-marani/