Archivio Museo Bitossi, straordinaria esposizione di arte ceramica a Montelupo Fiorentino
Un ecosistema del genius loci estetico nel quale convivono in sublime simbiosi tradizione manuale e modernità delle forme, manualità ancestrale e innovazione tecnologica, ma anche arti decorative e intelligenza funzionale, identità territoriale ed elevazione intellettuale: sono i valori che si incontrano lungo i tragitti dell’Archivio Museo Bitossi, straordinaria esposizione di arte ceramica nella vocata Montelupo Fiorentino.
La struttura si trova in via Antonio Gramsci 14 in questo bel comune della provincia di Firenze, dove opera sotto l’egida della Fondazione Vittoriano Bitossi “nata nel 2008 per volontà della famiglia” e dedicata all’imprenditore Cavaliere Vittoriano Bitossi (1923-2018) “generoso promotore di iniziative culturali e benefiche”, un ente no profit sostenuto principalmente dal Gruppo Colorobbia con l’obiettivo di contribuire “alla valorizzazione e alla diffusione della cultura, della ricerca storica e scientifica dell’arte ceramica”.
Dalla Fondazione spiegano di avere “seguito il progetto promosso da Cinzia Bitossi nel 2000 che prevedeva la realizzazione e gestione di una collezione permanente delle ceramiche prodotte dalla propria azienda: i manufatti, le attrezzature e la documentazione cartacea raccolte, ordinate e catalogate hanno costituito l’Archivio Industriale Bitossi – AIB”.
L’istituzionalizzazione del progetto ha portato nel 2011 la Fondazione Bitossi ad aderire a Museimpresa, l’Associazione italiana dei musei e archivi d’impresa promossa da Assolombarda e Confindustria.
La mission dichiarata “è strettamente legata all’arte ceramica, quale testimonianza di quel saper fare che ha prodotto e diffuso il Made in Italy nel mondo”, infatti “l’attività non si limita all’impegno strettamente archivistico di recupero, catalogazione e conservazione del patrimonio storico, ma offre assistenza e consulenza a studiosi, ricercatori e collezionisti, collabora a iniziative culturali promosse da enti e istituzioni pubbliche e private internazionali con la partecipazione a mostre, conferenze e pubblicazioni incentrate sulla storia della ceramica e del design ceramico”.
La straordinaria collezione di ceramiche è stata musealizzata all’interno della stessa manifattura, esponendo materiali pertinenti alla storia della famiglia e dell’azienda attraverso “l’attività svolta dalla fornace ottocentesca di Tito ed Egidio Bitossi, dalla Maioliche artistiche Guido Bitossi (1921-1937), dalla Manifattura Cav. G. Bitossi & Figli (1937-1976) e dalla Manifattura ceramiche artistiche Flavia (1976-2008), oggi dalla Bitossi Ceramiche (2009)”.
Il cuore dell’allestimento vanta, tra i vari contributi, anche gli effetti della rivoluzione stilistica compiuta dall’inizio degli anni ’50 sotto la brillante guida di Aldo Londi, direttore artistico dotato pure della sensibilità dell’antropologo capace di intercettare i mutamenti collettivi del gusto.
Anno fondamentale per la qualità dell’allestimento è il 2021, quando, sullo stimolo del centenario della fondazione della manifattura, l’archivio d’impresa si è rinnovato con un’accurata opera di musealizzazione, presentandosi al pubblico nel nuovo spazio espositivo che si estende per oltre 2.000 metri quadri nella storica sede dell’azienda a Montelupo Fiorentino, rimettendo le ceramiche “all’interno dello spazio industriale dove sono state progettate e prodotte”.
Il visitatore si trova proiettato in un mondo di armonie materiche che mettono in osmosi modelli, forme in gesso, strumenti di lavoro, disegni, progetti, quaderni di lavoro, documenti relativi alla progettazione e alla commercializzazione, tutto distribuito in scarne isole installative che con la loro essenzialità pongono in risalto ogni elemento espositivo, lasciando allo storytelling e alla narrazione delle eccezionali visite guidate il compito di mettere nella luce migliore ogni pezzo di storia aziendale, affidandosi alla guida epistemologica dettata da cronologia e tipologia…
… e acquisendo grande spessore pedagogico grazie all’utilizzo di pannelli creativamente intesi alla stregua di una “quadreria” in cui parole accessibili – secondo i dettami inclusivi dell’Icom – prendono la funzione di vivide pennellate in grado di illustrare scansioni temporali, istanze produttive e urgenze creative…
… come in quel significativo supporto cognitivo con cui in un singolo pannello di limitate dimensioni riesce a tratteggiare la monumentale figura di Ettore Sottsass…
… e il rapporto del designer con l’azienda, determinante per proiettare la produzione di Bitossi nell’iperuranio del design mondiale, magnifico esempio di collaborazione tra arte e industria, cultura umanistica e materiale, cuore e mente.
Colpiscono le ampiezze ieratiche delle architetture che ricordano profondità dalle prospettive kubrickiane…
… mentre la raffinatissima illuminotecnica gioca anche con le luci naturali ottenendo un effetto per nulla invasivo alla maniera della fotografia invisibile del Free Cinema britannico…
… dove i colori si susseguono come in sequenze oniriche e le forme si traducono in coreografie cristallizzate che ammaliano lo sguardo…
… fino a rimanere irretiti da installazioni di arte contemporanea…
… evocazioni ataviche dai richiami remoti…
… passando per sorprendenti sculture con il raro dono dell’ironia, come quella capace di fare satira sul volto sempre uguale del potere malato.
Un gioiello espositivo sobrio quanto emozionante, modello di divulgazione scaturito da “una speciale sinergia tra regia museografica e curatoriale, tra design espositivo e specializzazione affidato all’architetto Luca Cipelletti dello studio AR.CH.it di Milano, a Porzia Bergamasco e a Marina Vignozzi Paszkowski”.
Info: https://www.fondazionevittorianobitossi.it/