Dall’Alto Adige vini e distillati di Radoar, tra natura e biodinamica
Avviso ai degustatori: se vi avvicinate a vini e distillati di Radoar, abbandonate ogni stilema consolidato e rinunciate alla ricerca di paragoni attinti dalla consuetudine, perché la cantina altoatesina trae nettari dalle profondità ancestrali della terra, nella maniera più pura possibile, lasciando che nel bicchiere giunga soltanto il tumulto della Natura senza sovrastrutture, quella che si sviluppa intorno al maso di Velturno, in provincia di Bolzano.
Ne derivano nettari che non danno punti di riferimento nell’esperienza passata, spiazzanti e quasi provocatori nel proporre una complessa ma stimolante anarchia organolettica.
Esemplare in tal senso la vinificazione delle uve Kerner nel Radoy che già al naso sorprende con un intreccio di istanze floreali ed echi di idrocarburo, proseguendo nelle contraddizioni anche al palato dove un approccio abboccato viene presto sovrastato da un’intensa sapidità, affiancando cedro candito, avocado e susina.
Tanti gli spunti anche per il Müller-Thurgau, nella cui versione omonima l’interpretazione del vitigno mantiene il carattere floreale incline al gelsomino, mentre in bocca le erbe spontanee avvolgono in un tono linfatico delle sensazioni di bergamotto e frutta tropicale. Il tocco aspro rende ancor più interessante la beva e richiede attenzione per l’abbinamento con il cibo.
Anche Etza è da uva Müller-Thurgau, ma qui si passa alla categoria dei vini estremi in cui al bouquet floreale e all’agrumato che sa di cedro seguono note di camomilla. Torna lo spunto balsamico, questa volta su una forte acidità. Vino difficile per ampiezza dello spettro sensoriale e singolarità del retrogusto, la cui sfida al piacere fuori dagli schemi va però assolutamente accolta.
Niente di scontato nemmeno nel Loach, un blend di Pinot Nero e Zweigelt (incrocio tra St. Laurent e Blaufränkisch ottenuto un secolo fa) che profuma di sottobosco, mettendo in evidenza il fogliame, mentre una buona acidità veicola gelsi neri, fragoline, cioccolato bianco e pepe nero.
Sono esternazioni di un progetto che si spiega con il dichiarato intento di creare una “sinergia tra natura e agricoltura biodinamica” sublimata ad azione artistica e concretizzata come “massima espressione di valore nel nostro stile di vita”.
Una vita condotta tra vigneti che “crescono fino ad un altitudine di 900 m. e hanno raggiunto un’età superiore ai 40 anni di vita”, in cui la lavorazione prevede l’uso di preparati biodinamici, tisane e “semina diligente” in armonia con le fasi lunari, mentre in cantina vengono usati fermenti naturali.
Con medesimo scrupolo, “le nostre grappe e le nostre acquaviti provengono da frutti coltivati biologicamente e lavorati con dedizione”.
La scelta del mastro distillatore è di creare prodotti dalla gradazione quasi minima, intorno ai 39°, consentendo così un’estrazione che esalta il frutto.
Nella Grappa di Kerner il bouquet è compatto, caldo, floreale, mentre il palato ne coglie la morbidezza e un caratteristico sostrato balsamico mentolato: si riconoscono anche tipiche erbe di montagna, radici e in particolare il rabarbaro. Tendente all’amaro, lascia mirabile freschezza.
Edelkastanie, l’Acquavite di Castagna, al naso richiama la crema di marroni, mentre in bocca al prevedibile gusto di caldarrosta si avvicinano l’alloro e il tarassaco. Delicata, molto elegante, perfino ecumenica nella sua gradevolezza.
A raccontarci filosofia e applicazioni concrete delle produzioni biologiche della cantina è Norbert Blasbichler, nel video sottostante.
Info: https://www.radoar.com/index-it.php
Distribuzione: http://www.propostavini.com/ricerca-prodotti/?q=Radoar