Lodi Corazza, vini del bolognese da tre secoli di tradizione familiare

Fratello e sorella dalle spalle così robuste da caricarci sopra un’imponente storia familiare prossima a compiere 300 anni nel 2026, fatta di amore per la terra, spirito di sacrificio, talento enologico, rispetto per l’ambiente, anelito culturale e passione contadina, valori alla base di una produzione di pregio capace di rappresentare il sangue vivo di un territorio: si capisce quindi con quale e quanto rispetto ci si debba approcciare ai vini della cantina Lodi Corazza che ha sede a Ponte Ronca di Zola Predosa, nella provincia di Bologna.

La cantina lo afferma come primo valore che si tratta di “una tradizione di famiglia”, fin da “quando uscirono le prime bottiglie di vino dalla cantina di casa e, da allora, la famiglia Lodi Corazza coltiva gli stessi terreni, con la costanza e la passione di chi è parte del territorio e lo ha rispettato negli anni, adottando una agricoltura integrata che ne ha mantenuto intatta la biodiversità”.

Il riferimento temporale non è peregrino perché qui si parla di una storia lunga secoli: “era il 1726, lo Stato della Chiesa aveva iniziato a cedere i propri possedimenti terrieri bolognesi; da allora e su quegli stessi terreni, la famiglia Lodi si occupa di agricoltura”.

Si tratta di una famiglia dall’antica tradizione commerciale “approdata nella bella campagna Felsinea, da sempre terra di confine tra Impero e Chiesa: lì trovò nella viticoltura e nel vino la sua anima”, infatti “il primo documento che testimonia la produzione e la vendita di vino da parte dei Lodi risale al 1877”.
(Araldica della Borghesia di campagna
Bologna Archivio dell’Archiginnasio, tavola n.657, Famiglia Lodi)
Il tempo passa e “verso la fine degli anni cinquanta del secolo scorso metà dell’azienda viene ereditata da nostra madre Lodi Maria Luisa, succeduta alla morte di Raffaele Lodi come unica erede e così da una parte rimane un braccio Lodi che fonderà in seguito l’azienda Santa Caterina e dall’altro, un braccio che fonderà Lodi Corazza; nel 1960, con l’ingresso di nostro padre Corrado Corazza, l’azienda comincia ad assumere sempre più la fiducia nella cultura specializzata della vite e le nuove tecnologie entrano in cantina ad affiancare le sapienze tradizionali dei cantinieri”.

A partire dal 1997 tocca a Cesare e Silvia Corazza raccogliere il testimone di cotanta storia per gestire in società il patrimonio familiare “puntando sulla qualità delle uve e dei vini che produciamo, investendo sul turismo del vino, come testimonianza delle tradizioni locali”.

Dalla cantina arrivano anche le riflessioni profonde di Cesare Corazza: “il trascorrere del tempo ha indubbiamente modificato questi territori, ma i vigneti sono rimasti dov’erano, intatti, come a controllare che ancora oggi tutto proceda secondo le volontà degli avi; a noi è bastato dare nuova linfa a quello che già c’era, rigenerare i vecchi vigneti: il Pignoletto della Mamma, la Barbera di Iaio, il Merlot del Babbo, il Sauvignon di Napoleone o l’Albana del Nonno, perché in ogni parte della nostra tenuta c’è una storia che ha voglia di essere raccontata, un’anima che parla”.

Tra i motivi d’orgoglio, una cantina che è stata “progettata da nostro padre Corrado e tirata su fisicamente da tutti noi: abbiamo una novantina di contenitori in acciaio inox, cemento e legno”.

Oggi la filosofia aziendale prevede che “il vino sia un prodotto della terra, il risultato vivente di un’idea e di una tradizione millenaria che ha bisogno dei suoi tempi e dei suoi equilibri per maturarsi, migliorare e durare nel tempo, a testimonianza di una annata speciale”.

Terra che è quella magra rossa di Zola Predosa…

… all’interno della zona DOC Colli Bolognesi.

La produzione della cantina è ben introdotta da Proposta Vini che ne sostiene da anni la distribuzione: “Cesare che si occupa dei vigneti e dei vini riserva la massima attenzione al Pignoletto, vitigno storico del territorio, del quale crede sia giusto valorizzarne le peculiarità”.

Il Pignoletto è glorificato da due referenze che ne mostrano in pieno tutto l’ampio spettro organolettico.
La versione più immediata è il Pignoletto Colli Bolognesi Vènti Frizzante che sfrutta la sua spiccata vocazione per le bollicine, vellicando l’olfatto con agrumi e fiori per poi irretire il palato grazie a nettarina a polpa bianca, mela, pera decana, pomelo, con un sorprendente tocco di frutta secca che si espande nel finale.
Clamorosa la sua golosità.

Il Dissidente invece permette di fare la folgorante scoperta di un Pignoletto Macerato che impressiona immediatamente con il suo bouquet di confettura di albicocca e uva passa, proseguendo nella seduzione in bocca con melone retato, nespola, papaya, albicocca essiccata e carruba.
Corposo e gentile al tempo stesso, ghermisce perfino lo sguardo grazie a uno splendido cromatismo dorato di notevole profondità.
Intensa la sensazione iniziale di lievito dal tocco lievemente caramelloso che proseguendo con la beva si evolve sfociando in un finale quasi abboccato indirizzato alla meditazione.
Formidabile sul piccante, sorprendente con i formaggi stagionati.

I vini prodotti da Lodi Corazza sono però anche espressione di un territorio capace di accogliere e fare ben ambientare vitigni classici erranti, come spiega acutamente sempre il distributore Proposta Vini: “nelle varietà a bacca rossa è molto interessante il suo impegno sulla Barbera, vitigno che compare un po’ ovunque sull’Appennino, le cui origini sono molto antiche”.

La versione ferma di Barbera Colli Bolognesi introduce al naso atmosfere boschive con presenza di muschio, veicolando al palato gelso nero, prugna, sorbo, alchermes e saba.
Denso, carnoso, soavemente quasi liquoroso, dal corpo spesso e imponente, è imperniato su una marcata impronta zuccherina magnificamente bilanciata dall’acidità.
Il finale indossa spezie ammalianti e si dirige deciso verso l’amabilità.

E’ sempre Proposta Vini tuttavia a notare come il vitigno appena citato “in questi territori è sempre vinificato frizzante” e Lodi Corazza non si sottrae certo alla tradizione, proponendo il Barbera Colli Bolognesi Frizzante che alleggerisce il nerbo e lascia esplodere il frutto fin dai profumi di frutti di bosco impreziositi da spezie, lasciando riconoscere al gusto ciliegia, lampone, mirtillo e corbezzolo.
Clamorosa la sua facilità di beva, così come il prestarsi a gioiosa convivialità come pochi.

Le due espressioni vinicole fin qui trattate, ovvero Barbera e quel Pignoletto qui chiamato con il sinonimo di Grechetto Gentile che da qualche anno ne indica l’uva, li ritroviamo insieme in pari misura nel Dosaggio Zero del 1877 Millesimato, metodo classico che porta al naso frutta a polpa gialla e in bocca pesca, susina gialla, cedro e alchechengi.
Vigoroso lo spirito pétillant che stuzzica le papille, avviluppato da un sorso denso dalla generosa personalità.
Conquista la nota aspra agrumata in sottofondo, cui si sovrappone un delizioso spunto dolce.

Questa cantina così ampelograficamente ospitale accoglie anche uve di Merlot che nei Colli Bolognesi si esprimono olfattivamente con un trionfo di frutti rossi mentre per i sapori si affidano a mora di rovo, ciliegia, barbabietola, corbezzolo e cioccolato al latte.
Dal tannino robusto, mitigato da una fibrillante acidità, presenta un sorso ghiotto inscritto in un corpo elegantemente snello, offrendo una beva molto scorrevole.
Finale irresistibile sospeso tra cenni minerali e dolci.

Delle altre referenze della cantina potete trovare la descrizione in un nostro articolo degli anni scorsi: https://www.storienogastronomiche.it/pignoletto-dei-colli-bolognesi-esaltato-da-decenni-da-lodi-corazza/.
Questo monumentale mosaico va completato con ulteriori tessere: ce le offre Cesare Corazza nel video che segue.
Info: https://www.lodicorazza.com/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/lodi-corazza/
