Il Museo della Zampogna a Scapoli, gioiello espositivo di valore internazionale

Un luogo del Sapere in grado di confermare oggettivamente quanto valore sociale e culturale sia insito nella musica tradizionale, creando un emozionante viaggio nel tempo e nello spazio usando come guida uno strumento dai natali antichi sempre pregno del suo irresistibile fascino capace di tradursi in epica popolare: è tutto concentrato nel Museo Internazionale della Zampogna, esposizione di grandissimo interesse che ha posto al centro dell’attenzione anche fuori dai confini nazionali lo splendido borgo di Scapoli in provincia di Isernia in Molise, grazie a una mirabile osmosi di ragione e sentimento.

Dal Museo spiegano tale fama di Scapoli per il suo essere uno “dei pochi paesi in Italia dove, insieme alla presenza di abili e valenti suonatori, sopravvive l’antica tradizione della costruzione delle Zampogne, grazie ad un numero ristretto di artigiani che, tramandandosi le tecniche di costruzione, mantengono in vita questo strumento musicale, innovandolo e assicurando il necessario ricambio generazionale”.

Parliamo di “uno strumento di origine antichissima che nei secoli ha accompagnato i pastori nei loro spostamenti, il cui suono è ancora comune e particolarmente familiare perché preannuncia l’avvento del Natale”.

Il museo è intitolato a Pasquale Vecchione, il suo ideatore, indimenticato sindaco di Scapoli che nel 1975 ha avviato il percorso per condurre il borgo a diventare centro catalizzatore della cultura mondiale della zampogna, ricordando che proprio 50 anni fa si tenne qui la prima mostra mercato dello strumento…

… mentre l’inaugurazione dell’esposizione risale al 2002 ed è ospitata oggi “nello splendido scenario di Palazzo Mancini che domina dall’alto il paese”.

Correttamente la struttura si definisce Collezione Internazionale di strumenti musicali a fiato, percussione e a corda, in virtù della variegata presenza di oltre 160 preziosi manufatti provenienti da ogni parte del mondo, caratterizzati dal rappresentare elementi identitari dei popoli di appartenenza, capaci quindi di incarnare tanto il Volksgeist quanto il genius loci delle civiltà da cui provengono, coltivando un forte senso di comunità espresso anche con i suoni.

Il Museo è dislocato su tre piani nei quali “è possibile ammirare, tematicamente catalogate, numerose e pregiate Zampogne provenienti da ogni parte del mondo e prodotte in varie epoche, strumenti a fiato di rara bellezza, una vasta documentazione iconografica e letteraria”.

Tra gli elementi maggiormente ricchi di storytelling, la zampogna di Scapoli in più declinazioni, accomunata dal richiamo estetico pastorale, come il modello 30 a campana chiusa con chiave…

… e il modello 25 a campana aperta…

… mentre si distingue per l’eleganza del tessuto la Molisana…

… ma colpiscono anche i richiami etnici dei pezzi provenienti da Spagna e Bulgaria…

… o la complessità ammaliante dell’inglese Northumbrian small pipe…

… quindi l’evocativa Zampogna araba medievale…

… ma in questo giro del mondo c’è modo di incontrare anche altre forme suggestive, quali la Zampogna andina…

… o i flauti colorati delle civiltà sudamericane inca e azteca…

… fino a richiami secolari come i doppi flauti etruschi in alabastro.

C’è spazio anche per altri strumenti di enorme valore antropologico, vedi il tamburo sciamano asiatico.

La parte internazionale della collezione è frutto di decenni di intensi scambi culturali con tutto il pianeta, tra serissima ricerca scientifica e grande senso di fratellanza nel nome della musica, infatti diversi strumenti sono stati donati da musicisti che si sono esibiti a Scapoli nel corso del tempo, come lo spagnolo Hevia che ha lasciato al museo alcune sue percussioni nel 2012.

Generoso il museo nel concedere spazio anche ad altre eccellenze del territorio, come l’arte del tombolo di Isernia, dimostrazione della grande sensibilità che anima il progetto e del suo spirito di aggregazione.

Commovente la sezione dell’Archivio fotografico e documentale della storia della zampogna, il quale offre scatti per ricordare i suonatori del posto che si sono avvicendati lustro dopo lustro…

… e i “costruttori benemeriti di zampogne di Scapoli”, doveroso omaggio al magnifico lavoro degli artigiani locali come Benedetto Di Fiore, Ettore Di Fiore, Gerardo Guatieri, Luciano Di Fiore e Palmerino Caccia, i quali “hanno trasmesso alle nuove generazioni la propria incomparabile Arte”…

… i cui attrezzi tipici da lavoro incrementano l’apporto didattico dell’allestimento.

Il saluto è affidato a un’altra testimonianza di alto valore, questa volta archeologica, una fornace, presente nel territorio in gran numero da duemila anni.

Da citare anche la presenza di un monumentale presepe artistico dei fratelli Capuano, maestri artigiani di San Gregorio Armeno a Napoli, da centinaia di anni cuore della produzione di questi capolavori.

L’esposizione è ordinata e perfettamente intellegibile, grazie a un tracciato razionale di impianto classico tutto concentrato sull’oggetto in mostra in maniera da conferirgli massima importanza, un’impostazione che pretende la visita guidata, nel nostro caso condotta con magistrale competenza da Marco Miniscalco.
Un criterio allestitivo tradizionale che tuttavia sfrutta con intelligenza e misura le nuove tecnologie, grazie a un tablet predisposto per fare ascoltare al visitatore il suono di ciascuna zampogna, semplice eppure formidabile occasione per soddisfare curiosità basiche ma anche i più elevati interessi gnoseologici.

Se si aggiunge che il percorso per raggiungere Scapoli è di una bellezza paesaggistica struggente, ecco che una visita al Museo Internazionale della Zampogna diventa altamente consigliata, per arricchire la propria conoscenza, alimentare la sensibilità di ciascuno e venire a contatto con un pezzo delle nostre radici comuni che merita maggiore considerazione.
Un plauso all’amministrazione locale che cura la struttura con scrupolosa attenzione, la stessa che viene riservata ai visitatori, con grande senso dell’accoglienza e autentico spirito divulgativo.
Info: https://www.museodellazampogna.it/it/